DOMANDA DI REGISTRAZIONE IN CORSO
Domanda di Registrazione del 2025.
Il Disciplinare è al momento non disponibile.
La zona di produzione delle Denominazioni di Origine Protetta “Carne di Suino Nero dei Nebrodi”, è delimitata dall’area geografica dei Nebrodi e comprende il territorio amministrativo dei seguenti Comuni:
– PROVINCIA REGIONALE DI MESSINA: Acquedolci, Alcara Li Fusi, Basicò, Brolo, Capizzi, Capo D’Orlando, Caprileone, Caronia, Castel Di Lucio, Castell’Umberto, Cesarò, Ficarra, Floresta, Francavilla di Sicilia, Frazzanò, Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Librizzi, Longi, Militello Rosmarino, Mirto, Mistretta, Montagnareale, Montalbano Elicona, Motta d’Affermo, Naso, Patti, Pettineo, Piraino, Raccuia, Reitano, Roccella Valdemone, San Fratello, San Marco d’Alunzio, San Piero Patti, San Salvatore di Fitalia, Santa Domenica Vittoria, Sant’Agata di Militello, San Teodoro, Santo Stefano di Camastra, Sinagra, S. Angelo Di Brolo, Torrenova, Tortorici, Tripi, Tusa, Ucria.
– PROVINCIA REGIONALE DI ENNA: Cerami, Troina.
– PROVINCIA REGIONALE DI CATANIA: Bronte (limitatamente al versante nebroideo e con l’esclusione dei territori lavici), Maniace, Randazzo (limitatamente al versante nebroideo e con l’esclusione dei territori lavici).
I suini utilizzabili per la produzione della carne a Denominazione di Origine Protetta “Suino Nero dei Nebrodi DOP” sono esclusivamente quelli derivanti dall’accoppiamento di soggetti entrambi iscritti al Registro Anagrafico del Suino Nero Siciliano – Nero dei Nebrodi.
A) Allevamento: L’iscrizione al registro anagrafico è requisito obbligatorio. I suini devono essere nati ed allevati nella zona di produzione (art. 3) e devono seguire il seguente sistema di allevamento Semiestensivo – En plein air, allevamento attuato in parte all’aperto e in parte in fabbricati rurali e/o capannine o altri strumenti adibiti al ricovero degli animali; allevamento praticato all’aperto in aree recintate, nelle quali è consentita la costruzione di strutture adibite come ricovero degli animali.
B) Alimentazione: almeno il 50% dell’alimentazione deve basarsi sui prodotti che il suino grufolando reperisce dal pascolo nel bosco (ghianda, tuberi, frutti di bosco, melo selvatico, corbezzoli, prugnolo, biancospino, pero mandolino, essenze spontanee, ecc.) e/o in terreni nudi seminati con essenze foraggere o essenze spontanee all’interno della zona delimitata di cui all’art. 3 del presente disciplinare di produzione. È previsto l’impiego di una integrazione alimentare giornaliera con materie prime quali cereali, leguminose, ecc. prodotti a livello aziendale o nel territorio d’origine di cui all’art. 3, mangimi commerciali e sottoprodotti dell’industria casearia. Tale ultimo apporto alimentare integrativo, facendo ricorso all’utilizzazione di sottoprodotti di provenienza da altra filiera produttiva locale, si configura, peraltro, quale “Pratica sostenibile” ex art. 7 Reg. 2024/1143, in una ottica di economia circolare.
C) Macellazione: i suini avviati alla macellazione per la produzione delle carni fresche e dei salumi devono essere identificati come prescritto dal Registro Anagrafico del Suino Nero Siciliano – Nero dei Nebrodi.
– Le mezzene devono riportare un contrassegno con timbro ad inchiostro alimentare) nel- le seguenti parti: Coscia, Spalla, Pancetta, Lombo e Gota. Al sezionamento ogni taglio destinato al consumo deve esser provvisto di tale contrassegno. L’apposizione del contrassegno deve essere effettuata all’impianto di macellazione. Dopo la macellazione la carne viene refrigerata e sezionata per ottenere i tagli e le porzioni per l’immissione al consumo o atti alla lavorazione della salumeria.
– Le carni macellate non possono subire, tranne la refrigerazione, alcun trattamento di conservazione, ivi compresa la congelazione. Per refrigerazione si intende la conserva- zione, nelle fasi di deposito e trasporto, ad una temperatura compresa tra 0°C e +4°C.
D) Stabilimenti di trasformazione (sezionamento, salumifici, stagionatori e confezionatori): devono essere situati all’interno della zona geografica tutelata (art. 3).
La Denominazione di Origine Protetta “Carne di Suino Nero dei Nebrodi” è riservata esclusivamente alle carni suine che presentano le seguenti caratteristiche:
– Caratteristiche Fisico-Chimiche: il pH: da 6 a 6,5 (misurazione a 45 minuti post mortem).
– Caratteristiche visive-organolettiche: Non si riportano specifici requisiti organolettici misurabili, ma si evidenzia che la carne si presenta genericamente di colore dal rosa acceso al rosso, la tessitura fine, la consistenza compatta e leggermente infiltrata di grasso.
I prodotti della DOP Carne di Suino Nero dei Nebrodi devono riportare il logo approvato da comitato promotore avente le seguenti caratteristiche: forma di un rettangolo con lato superiore e inferiore arrotondati, i cui lati sono di cm 7,8 e 5,9 in corrispondenza della massima curvatura, e nel suo centro deve essere apposta la Sicilia con un suino nero sulla zona dei Nebrodi, la scritta “Suino” tra due linee; sotto la scritta NERO DEI NEBRODI; sotto tra due linee l’acronimo scritto “DOP” e, sotto ancora, la scritta “Carne”, posizionata a ridosso, seguendola, della curvatura inferiore da riproduzione stilizzata di seguito riportata [vedi disciplinare].
Detto logo potrà essere ridotto proporzionalmente a seconda delle esigenze di confezionamento ed etichettatura; quello con sfondo bianco verrà utilizzato per la marchiatura a fuoco, mentre quello con lo sfondo nero per le etichette che verranno applicate sulle confezioni con la Denominazione di Origine Protetta “Carne di Suino Nero dei Nebrodi”.
I prodotti possono essere affettati e confezionati in idonei contenitori e/o involucri per alimenti opportunamente sigillati, devono obbligatoriamente, in un’unica facciata, riportare tutte le indicazioni di cui sopra e il codice di tracciabilità.
Le designazioni “Carne di Suino Nero dei Nebrodi DOP” sono intraducibili.
Il legame tra la DOP “Carne di Suino Nero dei Nebrodi” e la zona geografica indicata (art. 3) deriva dal sistema di allevamento, dal tipo di alimentazione e dalla tradizionale tecnica di stagionatura, presente da secoli nell’areale dei Nebrodi.
Tale zona ubicata sul versante settentrionale della Sicilia centro-orientale, con un’altitudine variabile da 700-1200 m. s.l.m.; morfologicamente formata da una serie di gobbe, più o meno parallele che degradano verso la costa. Litologicamente, l’area è caratterizzata da una fitta stratificazione di argille scagliose (nella media e bassa collina) e di arenarie (nell’alta montagna), con struttura e composizione variabile da zona a zona. La zona risulta ricca di una vegetazione mediterranea-europea, così formata:
– nella fascia litoranea e nelle colline retrostanti, fino ai 700 – 800 metri s.l.m. (fascia termomediterranea) in cui si trovano formazioni di boschi sempreverdi di sughera alternata a zone che comprendono: frutteti, agrumeti, oliveti, noccioleti, castagneti, erica arborea, ginestra spinosa, corbezzolo, mirto, euforbia, lentisco;
– nella fascia mesomediterranea, 1000 – 1200 m. s.l.m. predominano boschi caducifogli, quali querceti a cerro (Quercus cerris L.) o a cerro di Gussone (Quercus gussonei (Borzì) Brullo – endemico dei Nebroidi e di Ficuzza –, Leccio, ecc., mentre nelle aree non forestate si trovano: il prugnolo, il biancospino, il melo selvatico, il pero mandolino, il rovo ecc;
– nella fascia supramediterranea oltre i 1200 m s.l.m. sono insediate le formazioni boschive a cerreta e a faggeta. Il sottobosco molto rigoglioso presenta varie specie di piante, quali: agrifoglio, biancospino, pungitopo, tasso, genista aristata, la Vicia elegans, la Petagnaea gussonei ecc.
L’ambiente difficile, appena descritto, ha selezionato nel tempo i suini di razza Nero Siciliano in possesso di caratteristiche di ruralità, frugalità, adattamento all’ambiente, resistenza alle malattie e assenza di stress. A riprova di ciò, già nel 2001 è stata riconosciuta la razza come Suino Nero siciliano, con diversi ecotipi, tra cui quello dei Nebrodi.
Il pascolamento e l’uso delle risorse del territorio, fornite dal bosco e dai terreni, influiscono positivamente sulla composizione qualitativa delle carni, caratterizzate da una sottile infiltrazione di grasso intramuscolare e sulle caratteristiche bromatologiche che la rendono unica tra le carni suine.
In particolare, l’alimentazione con le essenze tipiche dei boschi e dei pascoli dell’areale nebroideo influenzano e conferiscono alle caratteristiche organolettiche del Prosciutto Crudo, del Capocollo e del Lardo di Suino Nero dei Nebrodi apportando un’elevata quantità di antiossidanti e una notevole presenza degli acidi grassi mono e polinsaturi, in particolar modo, l’acido oleico, che limita l’accumulo di colesterolo ed assicura gusto e sapidità al prodotto.
In questo senso occorre richiamare l’attenzione sulla qualità dominante dei sistemi forestali dei Nebrodi rappresentata dalla presenza di estesi querceti a cerro (Quercus cerris L.) o a cerro di Gussone (Quercus gussonei (Borzì) Brullo – endemico dei Nebroidi e di Ficuzza – in cui ricorrono le più importanti aree pascolive della regione. Tale realtà, infatti, non trova nessuna relazione con l’area campione dei Monti Peloritani utilizzata per il confronto e nemmeno con le altre realtà territoriali montuose della Sicilia (le Madonie in particolare) o dell’Appennino meridionale, laddove il cerro è presente più in forma puntuale che in formazioni boschive significative ed estese come quelle nebroidee e in cui il cerro di Gussone è del tutto assente. Tale circostanza conferma come l’alimentazione del Suino Nero dei Nebrodi al pascolo, a base di ghiande di cerro e di cerro di Gussone, diversifichi e caratterizzi in maniera esclusiva e più di ogni altra area geografica la tradizionale forma di allevamento del Suino Nero dei Nebrodi. L’intervento dell’uomo, nel corso dei secoli, ha consentito la conservazione e la salvaguardia, di generazione in generazione fino ai giorni nostri, della razza; il mantenimento dei sistemi di allevamento e delle tradizionali fasi di trasformazione delle carni fresche in ottimi Prosciutti Crudi e Cotti, Capocolli, Lardo e Guanciale.
Al riguardo, vanno adeguatamente rilevate le esclusive peculiarità ambientali e climatiche che caratterizzano l’areale nebroideo, che ha permesso l’adattamento del Suino Nero nella forma del “Nero dei Nebrodi” e la creazione delle produzioni derivate dalle lavorazioni delle sue carni fresche quali, anche, la Carne di Suino Nero. Infatti, nel territorio regionale siciliano, non esistono altri ambienti che si possano paragonare, al riguardo, a quelli nebroidei che sono principalmente caratterizzati dalla presenza della maggiore estensione di formazioni forestali continue della Sicilia, che coprono circa 70.000 ettari di superficie. In forza di tale notevole estensione, le predette formazioni forestali sono in grado di condizionare, a livello locale, il clima che, infatti, sui Nebrodi si manifesta facendo registrare la più alta piovosità media annua della regione, pari a 1000/1100 mm di pioggia media annua, a fronte di quella media annua regionale di 600 mm. A ciò si aggiunga la particolare conformazione della catena montuosa nebroidea, che si sviluppa parallelamente alla linea di costa, con una continuità di circa 90 km, caratterizzata da lunghe e strette valli situate a pettine, trasversalmente alla linea di costa sulla quale sversano; conformazione che favorisce la generazione di correnti d’aria nelle due direzioni nord/sud e sud/nord, che hanno determinato e determinano quelle peculiari condizioni di stagionatura che hanno reso e rendono i derivati delle carni di Suino Nero dei Nebrodi prodotti esclusivi dei Nebrodi.
L’intera zona di produzione, per la presenza della vasta superficie forestale predetta, che incide sulla situazione pedoclimatica, si caratterizza anche, diversamente dalla zona costiera o dal resto della Sicilia, per gli inverni lunghi e rigidi e le estati calde, ma non afose, con temperature nelle zone interne di media ed alta montagna tra 10° e 12° C. La piovosità, come detto la più alta nella media regionale, è comunque rapportata all’altitudine e all’esposizione dei versanti; non sono infrequenti la neve e la nebbia.
Non vi è dubbio che, storicamente, piccoli nuclei di Suini Neri dei Nebrodi venivano tradizionalmente e diffusamente allevati, dalle famiglie di allevatori/agricoltori, per destinarli, soprattutto, all’autoconsumo, sia della carne fresca sia trasformata, contribuendo non marginalmente all’economia familiare.
Giova infine rammentare come Nicola Chicoli, nel 1870, in “Allevamento e miglioramento degli animali domestici in Sicilia”, per la prima volta descriva le razze, i sistemi di allevamento ed i modi di consumo e trasformazione della carne di Suino Nero dei Nebrodi. Inoltre, recentemente, G. Ballarini nel 2008 in “L’Italia della cucina del maiale”, ha avuto modo di ricostruire le tecniche tradizionali praticate per la stagionatura.
La verifica del rispetto del disciplinare è svolta conformemente a quanto stabilito dall’ art. 12 comma 1, lett. c) e di cui all’art. 39, comma 3, del Reg. (UE) n. 2024/1143. L’Organismo di Controllo preposto alla verifica del disciplinare di produzione è il CoRFilCarni GCC, con sede presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie – Università degli Studi di Messina, Polo Universitario dell’Annunziata, 98168 Messina – Tel.: +39/090353659. E-mail: stefano.simonella@corfilcarni.it; info@corfilcarni.it.
Domanda di Registrazione del 2025.
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