Il Quadro Normativo Italiano per il Turismo Enogastronomico: Analisi delle Complessità e della Frammentazione Regionale
Contesto di Riferimento
A fronte di un indirizzo europeo che, con il Regolamento (UE) 2024/1143, fornisce una direzione strategica chiara per lo sviluppo turistico legato alle Indicazioni Geografiche, la sua declinazione nel sistema giuridico italiano presenta un quadro notevolmente più complesso e stratificato. Lo Stato italiano ha recepito gli impulsi comunitari attraverso un approccio settoriale, legiferando in modo specifico per le diverse forme di turismo rurale. Questo ha dato vita a un corpus di leggi nazionali che fungono da cornice, tra cui spiccano:
- La Legge n. 205/2017 e il DM 12/03/2019 per l’enoturismo.
- La Legge n. 160/2019 e il DM 26/01/2022 per l’oleoturismo.
- La Legge quadro n. 96/2006 per l’agriturismo.
- La Legge n. 268/1999 per le “Strade del vino”.
Tuttavia, l’implementazione concreta di queste normative è delegata alle Regioni, generando un sistema che analisi giuridiche definiscono “largamente disomogeneo” e “parzialmente frammentato”.
La Governance Multilivello e la “Proliferazione Normativa Regionale”
La complessità del sistema deriva dalla struttura di governance multilivello che caratterizza le competenze legislative in materia di agricoltura e turismo in Italia.
- Livello Europeo: Definisce i principi generali e gli indirizzi strategici (come nel Reg. 2024/1143).
- Livello Nazionale: Lo Stato emana leggi quadro che stabiliscono i principi fondamentali e le definizioni delle attività (es. cosa si intende per “attività enoturistica”).
- Livello Regionale: Ciascuna Regione legifera nel dettaglio, recependo le norme nazionali e adattandole al proprio contesto territoriale.
Questo processo ha portato a una “significativa proliferazione normativa regionale”. Se da un lato questo fenomeno testimonia un forte interesse per la materia da parte delle amministrazioni locali, dall’altro ha creato un mosaico di 20 diverse discipline che, di fatto, ostacolano uno sviluppo armonico del settore su scala nazionale.
Le Conseguenze della Frammentazione Normativa per gli Operatori
Questa eterogeneità legislativa si traduce in una serie di difficoltà pratiche per gli operatori (aziende agricole, consorzi, professionisti del turismo) che intendono investire nel settore. Le principali criticità riscontrate sono:
- Disomogeneità dei Requisiti Burocratici: Le procedure per avviare un’attività possono variare notevolmente. Un esempio emblematico è la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), il cui modello e i cui allegati richiesti possono differire da una regione all’altra, complicando gli adempimenti per le aziende che operano su più territori.
- Standard di Qualità e Requisiti Professionali non Uniformi: I requisiti minimi di qualità per l’esercizio dell’attività, così come le qualifiche professionali richieste agli operatori, non sono standardizzati a livello nazionale. Ciò che è richiesto per essere un operatore enoturistico qualificato in una regione potrebbe non esserlo in un’altra.
- Disparità nelle Agevolazioni Fiscali e Finanziarie: Anche gli strumenti di sostegno, come bandi e agevolazioni, sono gestiti a livello regionale, creando un quadro di opportunità non omogeneo e una potenziale disparità competitiva tra territori.
Valutazione Critica
L’attuale assetto normativo, pur essendo ricco di interventi, fatica a costituire un sistema integrato. Secondo l’analisi della Prof.ssa Alessandra Di Lauro (Docente di diritto agroalimentare all’Università di Pisa, esperta nella normativa europea su DOP e IGP), la normativa “non appare pienamente sviluppata non riuscendo ad abbracciare in un insieme coerente le diverse possibili forme di turismo legate alle DOP e IGP”, da quello rurale a quello formativo, da quello etico a quello legato agli eventi culturali.
In conclusione, la sfida per il sistema Italia consiste nel superare questa frammentazione, cercando una maggiore armonizzazione delle regole a livello nazionale. La semplificazione delle procedure e la definizione di standard minimi comuni sarebbero passi fondamentali per liberare appieno il potenziale del Turismo DOP, facilitando gli investimenti degli operatori e rendendo l’offerta turistica italiana più coesa, leggibile e competitiva sui mercati internazionali.